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Corte Europea dei Diritti dell'Uomo - Marić v. Croazia: consenso al trattamento delle spoglie del feto nato morto
12 giugno 2014

La Corte di Strasburgo ha condannato la Croazia per violazione dell'art. 8 CEDU, poichè lo Stato non avrebbe assicurato idonea tutela ai genitori di un bambino nato morto, le cui spoglie sono state trattate come rifiuto speciale dall'ospedale, senza il consenso di questi.

Numero
ric. n. 50132/12
Anno
2014

Il figlio dei ricorrenti era nato morto a seguito di complicazioni mediche intervenute durante il parto. L'ospedale presso il quale il parto era avvenuto si era preso carico delle spoglie del feto, trattandole come rifiuti speciali ospedalieri, destinati alla cremazione presso il cimitero di Zagabria.

I ricorrenti si rivolgono alla Corte di Strasburgo, lamentando la violazione dell'art. 8 CEDU (diritto al rispetto della vita privata e familiare): l'ordine dell'ospedale di trattare le spoglie del feto come rifiuto ospedaliero costituirebbe un'indebita intrusione da parte dello Stato nella loro vita privata e familiare. Nonostante le richieste, ai genitori non era stata fornita alcuna informazione circa il luogo nel quale il feto morto era stato trasportato.

Secondo la Corte un'indebita interferenza con il diritto protetto dall'art. 8 CEDU si è effettivamente realizzata, dal momento che: «In an area as personal and delicate as the management of the death of a close relative, where a particularly high degree of diligence and prudence must be exercised (see Hadri-Vionnet, cited above, § 56), the Court does not consider that by relying on an oral agreement with the hospital that it would take care of the burial of his stillborn child, the applicant tacitly accepted that the child’s body would be disposed of together with other clinical waste, leaving no trace of the remains or their whereabouts, especially since the relevant domestic law, the Cemeteries Act – which, according to the Split County Court was applicable to the case at issue – provides that the cemeteries must keep a logbook of all burials, with an indication of where the deceased is buried».

La Corte ha così rilevato che non era stato prestato dai genitori alcun consenso al trattamento delle spoglie del feto e ha anche sottolineato come la procedura prevista dalla legge croata per tali circostanze, che non prevede l'autorizzazione scritta, non sia regolata in modo coerente.

Il testo della sentenza è disponibile nel box download.

Lucia Busatta
Pubblicato il: Giovedì, 12 Giugno 2014 - Ultima modifica: Venerdì, 07 Giugno 2019
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