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Posizioni di società scientifiche e associazioni sul DDL unificato (S 65, 104, 124, 570, 1083, 1408) - Modifica all'articolo 580 del codice penale e ulteriori disposizioni esecutive della sentenza n. 242 della Corte costituzionale del 22 novembre 2019
Anno 2025

Sono numerose le società scientifiche e associazioni che hanno preso posizione sul disegno di legge unificato in materia di suicidio medicalmente assistito. Di seguito si riportano le principali.

Associazione Donum Vitae espone le proprie preoccupazioni in merito alle ripercussioni sociali e soprattutto, nell’ambito culturale e formativo, che potrebbe avere un tale intervento del legislatore, ossia il rischio che si diffonda una ““mentalità eutanasica” che contribuisce a svilire il valore di ogni persona, con conseguenze temibili in termini di deresponsabilizzazione, perdita di senso, abusi e violenze, nei confronti di se stessi e degli altri”.

Associazione Giovanni Bissoni asserisce che soltanto la persona malata possa esprimere il proprio concetto di qualità e di dignità di vita e che debba essere libera di determinarsi conformemente ad esso. Pertanto la società dovrebbe garantire “il diritto di morire con dignità e senza inutili sofferenze, ponendo in atto solo i trattamenti che appaiono effettivamente proporzionati” e che allo stesso tempo nessuno sia mai lasciato solo, a prescindere dalla scelta che intende attuare.

Associazione italiana di pastorale sanitaria sottolinea l’importanza della legge 217/2019, esprime contrarietà all’eutanasia e all’accanimento terapeutico e caldeggia una reale e concreta attuazione delle cure palliative che siano accessibili sull’intero territorio nazionale.

Associazione Luca Coscioni propone di inserire direttamente nell’art. 580, cod. pen. la causa di esclusione della punibilità prevista dall’art. 4 del disegno di legge. Suggerisce di modificare alcune espressioni del testo per garantire una maggior chiarezza rispetto al tema di intervento legislativo e pone in evidenza alcune criticità relative alle definizioni contenute nell’art. 2.

Associazione Medici Cattolici Italiani riconosce la possibilità di un intervento normativo in materia ma chiede che la disciplina non leda il principio dell’indisponibilità della vita con significative conseguenze per le persone più fragili.

Associazione Per una Sanità del Servizio Pubblico. Insieme ai cittadini per un’etica della cura ritiene che il disegno di legge, prevedendo la possibilità di ricorrere alla sedazione palliativa profonda a soggetti che siano affetti da patologie inguaribili o degenerative ma non terminali, rischia di sovrapporre la morte medicalmente assistita ai percorsi di cure palliative, il cui scopo è unicamente quello di “preservare la migliore qualità della vita possibile fino alla fine”. Pertanto, pone in evidenza l’importanza di tenere i due percorsi distinti.

Associazione per un diritto gentile suggerisce di utilizzare l’espressione “aiuto medico a morire”, anziché quella di “suicidio medicalmente assistito”, atteso che è riferibile a situazioni in cui il paziente, affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze intollerabili, chiede di ricevere cura e assistenza sanitaria.
Invita poi a non intervenire sulla l. 219/2017 e sulla l. 38/2010 ma a mantenere separate le questioni riguardanti il rifiuto e la sospensione delle cure e l’accesso alle cure palliative con l’aiuto medico a morire.

Associazione Risveglio considera inopportuno, dannoso e contrario ad ogni principio etico una qualsiasi legge che intervenga in tale ambito e ritiene che anche la l. 219/2017 debba essere abrogata o ampiamente rivisitata.

Associazione San Tommaso Moro manifesta la sua opposizione ad un nuovo intervento legislativo in quanto asserisce che la normativa vigente sia sufficiente a disciplinare “le situazioni limite” e che l’eventuale entrata in vigore di una legge di questo tipo “minerebbe in via definitiva il concetto stesso di intangibile dignità della vita umana” e introdurrebbe “il concetto giuridico di vite degne e vite indegne di essere vissute”. 

Comunità Papa Giovanni XXIII esprime il proprio timore per la previsione di cui all’art. 3 del disegno di legge, con la quale si intende riconoscere la possibilità di ricorrere alla sedazione palliativa profonda continua da parte di persone affette da disabilità irreversibili e totalmente invalidanti ma non terminali.

Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) afferma che il legislatore, nella disciplina debba dare priorità all’attuazione omogenea della l. 38/2010 sulle cure palliative, alla formazione del personale sanitario sulle stesse e all’informazione pubblica relativamente alle possibilità offerte dalla l. 219/2017. Inoltre, deve garantire al personale sanitario autonomia di scelta conformemente alla propria coscienza e ai propri valori. Pertanto, raccomanda la necessità di una normativa elastica “nel rispetto sia di una società dai molteplici riferimenti etici sia della singolarità di ogni vissuto personale”.

Forum delle associazioni familiari invita ad un implemento delle cure palliative e della loro applicazione e ad un intervento sull’art. 580, c.p. che si limiti ad indicare le condizioni eccezionali in presenza delle quali l’assistenza al suicidio non è punibile.

Giuristi per la vita non condivide il riconoscimento, se pur implicito, di un diritto al suicidio medicalmente assistito e ritiene che l’intervento legislativo si limiti a garantire “ogni tipo di aiuto umano e sanitario (…) in particolare, le cure palliative”.

Movimento per la vita esorta la riorganizzazione e il rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale, l’istituzione di un organo o di una struttura pubblica specifica del SSN a cui affidare le verifiche relative alla sussistenza dei requisiti che rendono non punibile l’aiuto al suicidio e alle modalità della sua esecuzione e l’individuazione di un organo collegiale terzo che garantisca la tutela in situazioni di particolare vulnerabilità. Ritiene che debba essere escluso il riconoscimento di un diritto al suicidio e di un dovere dello Stato di partecipare attivamente all’attuazione di tale diritto.

Osservatorio di Bioetica di Siena espone la perplessità in merito al coinvolgimento dello Stato, attraverso il SSN, nell’attuazione di tale scelta e riguardo al risultato a cui la disciplina della morte medicalmente assistita, ossia di continuo aumento delle richieste di morte, possa condurre. Pertanto, asserisce che si dovrebbe dare priorità alle cure palliative e in generale, alla cura e all’accompagnamento delle persone malate e fragili.

Scienza e vita ritiene che l’accesso al suicidio medicalmente assistito non debba essere esteso ai pazienti portatori di una condizione clinica irreversibile non connessa ad una malattia, ad esempio portatori di handicap e che lo stesso presupponga l’effettivo coinvolgimento del paziente in un programma di cure palliative e non la mera proposta di tale percorso. Inoltre, sostiene che l’attuazione e l’organizzazione delle procedure di esecuzione di tale pratica non debbano essere affidate al Servizio Sanitario Nazionale.

Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) chiede al legislatore di intervenire in materia di morte medicalmente assistita con una legge ad hoc, anziché con modifiche frammentarie di altri testi legislativi, quali la l. 38/2010 e la l. 219/2017. Inoltre, raccomanda l’uso di una terminologia corretta e adeguata a seconda della circostanza.

Società Italiana di Cure palliative (SICP), Federazione Cure Palliative (FCP), Sulle Ali Odv propongono una modifica letterale del testo, ossia l’espressione “accompagnamento fino alla morte” riferite alle cure palliative anziché alla terapia del dolore. Nell’ambito delle premesse iniziali sottolinea che l’attuale offerta di cure palliative è insufficiente su tutto il territorio e la messa a punto di un idoneo sistema in tal senso dovrebbe rappresentare una priorità per la politica sanitaria, oltre che un modo per prevenire improprie richieste di aiuto al suicidio medicalmente assistito.

Società Italiana per la Bioetica e i Comitati Etici (SIBCE) auspica un intervento legislativo che tenga conto dei diritti e dei doveri costituzionalmente garantiti e che sia l’esito di un bilanciamento tra il principio di autodeterminazione e la tutela della vita umana, operato nel quadro degli altri principi già affermati in materia, quali il consenso informato, l’alleanza di cura, l’accesso alle cure e alla terapia del dolore e la solidarietà sociale.

Rete Cure Palliative Romagna sottolinea l’importanza della distinzione tra cure palliative e terapia del dolore, le prime riferibili solamente ai soggetti affetti da una patologia che evolva negativamente nel corso del tempo mentre le seconde applicabili nei confronti di pazienti affetti da dolore cronico. Ritiene che l’eventuale sottoposizione a sedazione profonda non debba limitarsi alla richiesta del paziente ma debba considerare profili soggettivi e oggettivi. Inoltre, invita ad inserire una disposizione specifica in materia di obiezione di coscienza.

Tutti gli interventi possono essere consultati al seguente link.

Vedi anche: 

Ilaria Zanotto
Pubblicato il: Mercoledì, 02 Luglio 2025 - Ultima modifica: Mercoledì, 01 Ottobre 2025
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