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US - Court of Appeals of Virginia - Bruce v. Boardwine: procreazione medicalmente assistita e donazione e paternità
21 aprile 2015

La Virginia Court of Appeals ha riconosciuto la paternità ad un uomo, padre biologico di un bambino, figlio di un’amica del resistente e concepito per auto-inseminazione.

Numero
1250-14-3
Anno
2015

Il caso riguarda un ricorso presentato dalla donna, Joyce Rosemary Bruce, contro la richiesta di riconoscimento della patria potestà presentata da Robert Preston Boardwine, donatore dei gameti da cui è nato il figlio della donna.

Secondo Boardwine, le disposizioni della legge sulla PMA dello Stato del Virginia non trovano applicazione nel loro caso ed la Corte deve quindi procedere all’accertamento della paternità, già provata con il test del DNA, e al riconoscimento all’uomo dei diritti che ne derivano.

La donna aveva chiesto a Boardwine di donare i propri gameti per consentirle di concepire un bambino. L’uomo aveva prestato il proprio consenso, ma i due non avevano mai sottoscritto un contratto. Si erano accordati per la donazione del seme; la donna ha proceduto autonomamente all’inseminazione senza alcun ausilio medico.

Dopo la nascita del bambino, Boardwine presentò un’istanza alla corte territorialmente competente per il riconoscimento della patria potestà. La paternità biologica non era oggetto di contestazione. La corte distrettuale, comunque, ordinò un test di paternità dal quale risultò che Boardwine è il padre del bambino. Secondo la Corte distrettuale, la legge sulla PMA dello Stato del Virginia non può trovare applicazione poiché il concepimento è avvenuto in assenza di interventi medici. Le parti, al momento dell’accordo sulla donazione dello sperma, quindi, intendevano concepire un bambino del quale Boardwine deve essere considerato il padre legale.

La Corte d’appello conferma la decisione della corte di primo grado, sulla base delle definizioni di donatore e riproduzione assistita contenute nella legge, che richiede l’impiego di tecnologie mediche e l’intervento di personale sanitario. Il metodo di auto-inseminazione utilizzato dalla ricorrente non viene considerato sufficiente a integrare la disposizione di legge, che pertanto non trova applicazione.

Dal momento che il rapporto biologico tra Broadwine e il minore non è contestato e che è confermato dall’esito dei test genetici, la Corte riconosce i diritti genitoriali in capo all’uomo, rigettando l’istanza della donna.

Il testo della sentenza è disponibile nel box download.

A questo link un caso simile deciso da una Trial Court del Kansas nel febbraio 2014.

Lucia Busatta
Pubblicato il: Martedì, 21 Aprile 2015 - Ultima modifica: Martedì, 11 Giugno 2019
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