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Corte di Cassazione - sez. IV pen. - sent. 5/2018: respinto ricorso contro la condanna di un infermiere per non aver allertato il medico di guardia circa le condizioni del paziente
2 gennaio 2018

La Corte di Cassazione ha individuato in capo all’infermiere delle “responsabilità di tipo omissivo riconducibili ad una specifica posizione di garanzia nei confronti del paziente del tutto autonoma rispetto a quella del medico”.

Numero
5
Anno
2018

Due infermieri avevano omesso di chiamare immediatamente il medico dell’interdivisione, nonostante gli episodi ipotensivi del paziente. La crisi ipotensiva aveva determinato in capo agli infermieri la necessità di riaprire i liquidi, il che avrebbe imposto la chiamata del medico di turno trattandosi di un dato anormale, visto che il medico aveva ordinato la sospensione degli stessi.

La Corte territoriale, evidenziando le differenze esistenti tra la condotta del medico e quella dell’infermiere, aveva pronunciato l’assoluzione del medico sulla base della impossibilità di valutare come foriera di allarme la situazione del paziente nella mattina dell’8 dicembre in quanto, dalle analisi correttamente svolte, non vi era alcun segno idoneo ad ipotizzare la presenza di una emorragia; al contrario, la Corte aveva rinvenuto la responsabilità dell’infermiere nel non aver allertato il medico di guardia in presenza di una crisi ipotensiva del paziente, verificatasi nel pomeriggio.

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso dell’infermiere, evidenzia “l’autonoma professionalità dell’infermiere quale soggetto che svolge un compito cautelare essenziale nella salvaguardia della salute del paziente, essendo onerato di vigilare sul decorso post-operatorio, proprio ai fini di consentire, nel caso, l’intervento del medico”. L’infermiere, ribadisce la Corte, va oggi considerato non più “ausiliario del medico” ma “professionista sanitario”.

Conclude la Corte riprendendo le parole della Corte di merito: “l’imprudenza degli infermieri di non chiedere immediatamente l’intervento del medico ha costituito un errore clamoroso che è costato la vita al povero (omissis) che, in quel momento, sottoposto a nuovo controllo dell’emocromo, avrebbe manifestato un ulteriore abbassamento del valore che, unitamente alle crisi ipotensive, già avrebbero permesso di formulare l’esatta diagnosi e procedere alle trasfusioni. Va, altresì, rilevato come i due infermieri, nonostante le crisi, abbiano colpevolmente omesso di controllare la frequenza cardiaca e quella respiratoria che, quantomeno nel corso dell’abbassamento pressorio, avrebbe consentito con certezza di registrare un aumento”.

Nel box download il testo della sentenza.

Francesca Bordignon
Pubblicato il: Martedì, 02 Gennaio 2018 - Ultima modifica: Martedì, 25 Giugno 2019
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