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Corea del Sud – Corte Costituzionale della Repubblica di Corea – 2017Hun-Ba127/2019: l'incostituzionalità del crimine dell'aborto
11 aprile 2019

La Corte Costituzionale della Repubblica di Corea (Corea del Sud) ha dichiarato incostituzionali due provvedimenti del Criminal Act, i quali penalizzano le donne responsabili di procurarsi un aborto (‘Self-Abortion Provision) e i medici che procurino un aborto su richiesta e con il consenso della donna (Abortion by Doctor Provision), ordinando l’applicazione temporanea di suddetti provvedimenti fino al 31 Dicembre 2020, termine ultimo dato alla legislatura per la loro modifica.

Numero
2017Hun-Ba127
Anno
2019

Il ricorrente, un ostetrico-ginecologo che era stato incriminato per aver procurato l’aborto di 69 donne sotto loro richiesta o con il loro consenso, ha richiesto alla Corte Costituzionale di valutare la costituzionalità degli articoli 269 sezione 1 e 270 sezione 1 del Criminal Act, rispettivamente ‘Self-Abortion Provision’ e ‘Abortion by Doctor Provision’.

Questi articoli prevedono delle sanzioni penali quali una multa o l'arresto in caso di una donna che si procuri un aborto attraverso farmaci o altre modalità (art. 269) e nel caso di un medico che procuri un aborto ad una donna su sua richiesta o con il suo consenso (art. 270). 

La Corte ha trovato che entrambi questi provvedimenti violino il diritto alla self-determination delle donne, parte del diritto generale alla personalità garantito dall’articolo 10 della Costituzione della Repubblica di Corea e comprendente il diritto di ogni donna di decidere se proseguire o meno con la gravidanza, attraverso la proibizione di qualsiasi tipo di aborto, con solo alcune sporadiche eccezioni riconosciute dall’articolo 14 del Mother and Child Health Act.

La Corte ha dichiarato che, per una serie di ragioni, tali provvedimenti limitano il diritto della donna incinta alla self-determination ‘beyond the minimum extent necessary to achieve its legislative purpose’ (oltre al minimo necessario a raggiungere il suo scopo, pagina 3), violando i principi di proporzionalità e dell’utilizzo dei mezzi meno restrittivi possibili, oltre che creando uno sbilanciamento di interessi a favore di quello pubblico e violando il diritto della donna ad autodeterminarsi. Tra queste, la corte si sofferma in particolare sul fatto che tali provvedimenti limitino la possibilità di accedere a strumenti educativi, di informazione e di assistenza riguardanti un argomento come l’aborto, che è una decisione che implica profonde considerazioni da parte della donna non solo fisiche e psicologiche, ma anche sociali ed economiche, e che imporrebbe di continuare la gravidanza a tutta una serie di categorie di donne che sono escluse dalle suddette eccezioni del Mother and Child Health Act che tuttavia sarebbero intenzionate ad interrompere la gravidanza alla luce delle loro condizioni sociali ed economiche.

In conclusione, la Corte ha dichiarato che questi provvedimenti sono in violazione della Costituzione, e ha ordinato la loro temporanea applicazione, dando il tempo alla legislatura di modificarli entro il 31 dicembre 2020, a favore di una protezione diversa per la protezione della vita fetale che tenga in considerazione la possibilità di dare alla donna il tempo sufficiente per esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione.

 

Il testo della sentenza è disponibile al link  e nel box download.

Giulia Prior
Pubblicato il: Giovedì, 11 Aprile 2019 - Ultima modifica: Venerdì, 14 Febbraio 2020
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