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Canada - Supreme Court of British Columbia - Carter v. Canada: incostituzionalità del divieto di assistenza al suicidio
15 giugno 2012

Il 15 giugno 2012 la Corte Suprema dello Stato della British Columbia (Canada) ha dichiarato l'illegittimità costituzionale degli artt. 14, 21, 22, 222 e 241 del codice penale che puniscono il suicidio medicalmente assistito, per violazione del principio di piena eguaglianza nei confronti delle persone con disabilità fisiche (art. 15 della Carta canadese dei diritti e delle libertà) e per violazione dei diritti fondamentali alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona (art. 7 della medesima Carta).

La sentenza è stata rovesciata dalla Court of Appeal nell'ottobre 2013.

Nell'ottobre 2014 la Corte Suprema del Canada ha concluso per l'incostituzionalità del divieto di assistenza al suicidio per malati in condizioni di insopportabile sofferenza psichica o fisica.

Numero
BCSC 886
Anno
2012

Il caso riguarda il ricorso proposto da Gloria Taylor, affetta da sclerosi laterale amiotrofica, che chiedeva l'assistenza medica per porre fine alla propria esistenza qualora questa le fosse diventata insopportabile, da Lee Carter e da suo marito Hollis Johnson, che nel 2010 avevano aiutato la madre della donna ad ottenere il suicidio assistito in Svizzera, e dal dottor William Shoichet, un medico di famiglia, che aveva manifestato la propria intenzione di mettersi a disposizione per le procedure di suicidio medicalmente assistito, in caso di depenalizzazione.

I ricorrenti sostengono che le disposizioni del codice penale sul cd. physician-assisted dying violano gli articoli 7 e 15 della Canadian Charter of Rights and Freedoms. In particolare, tali disposizioni, impedendo ad individui adulti, capaci d'intendere e volere, gravemente e irreversibilmente malati, che volontariamente richiedono l'assistenza del medico per porre fine alla propria esistenza, privano i ricorrenti dei loro diritti alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona, in violazione dell'art. 7 della Carta e, inoltre, hanno un impatto sproporzionato sulle persone fisicamente disabili, violando così l'art. 15 della Carta.

La Corte Suprema dello Stato della British Columbia, diversamente da quanto sostenuto in giudizio dalla difesa federale e provinciale, opera un distinguishing rispetto al precedente caso Rodriguez (Rodriguez v. British Columbia (Attorney General), [1993] 3 S.C.R. 519). Le disposizioni impugnate discriminano ingiustificatamente Gloria Taylor, poiché hanno un effetto più gravoso sulle persone affette da disabilità fisiche, che non potrebbero commettere autonomamente suicidio. La previsione, perciò, crea una distinzione fondata sulla disabilità fisica, il cui impatto è avvertito in modo particolare da coloro che sono gravemente e irreversibilmente malati, fisicamente disabili (o in procinto di cadere in tale condizione), ma psicologicamente capaci di intendere e volere e che richiedono di potersi autodeterminare nelle fase finali della propria esistenza. Per tale ragione, le disposizioni attuano una discriminazione e violano, senza una documentata giustificazione, l'art. 15 della Carta canadese dei diritti e delle libertà fondamentali: «[1159] The effect of the distinction is felt particularly acutely by a subset of persons with physical disabilities represented by the plaintiff Gloria Taylor and others such as Mr. Fenker (now deceased), Mr. Morcos and Ms. Shapray – persons who are grievously and irremediably ill and physically disabled or will soon become so, are mentally competent, have full cognitive capacity, and wish to have a measure of control over their circumstances at the end of their lives. They may not wish to experience prolonged pain. They may wish to avoid the anxiety that comes with fear that future pain will become unbearable at a time when they are helpless. They may not wish to undergo palliative sedation without hydration or nutrition for reasons including concern for their families, fear for themselves or reaction against the total loss of independence at the end of their lives. […] The defendants’ position is that, nevertheless, the distinction is not discriminatory because its purpose is to protect vulnerable people, including people with disabilities, and it is effective in doing so. [1161]In my opinion, the law creates a distinction that is discriminatory. It perpetuates and worsens a disadvantage experienced by persons with disabilities. The dignity of choice should be afforded to Canadians equally, but the law as it stands does not do so with respect to this ultimately personal and fundamental choice».

Per garantire i diritti d'uguaglianza, secondo i giudici della Corte suprema, è infatti necessario permettere a tutte le persone, qualsiasi siano le loro condizioni di salute, la possibilità di mettere fine alla propria vita.

La finalità del divieto assoluto di suicidio medicalmente assistito è di evitare che soggetti vulnerabili possano essere indotti a por fine alla propria vita in un momento di debolezza. Esiste comunque un modo meno drastico per raggiungere il medesimo fine, che consiste in un sistema attentamente configurato e monitorato di eccezioni che permettano tale suicidio a determinate e rigorose condizioni: «[883]My review of the evidence in this section, and in the preceding section on the experience in permissive jurisdictions, leads me to conclude that the risks inherent in permitting physician-assisted death can be identified and very substantially minimized through a carefully-designed system imposing stringent limits that are scrupulously monitored and enforced».

Pertanto non si può dire che le disposizioni impugnate non soddisfino il margine dell'indebolimento minimo dei diritti all'eguaglianza di Taylor. Gli effetti negativi su Taylor e sugli altri in situazioni simili non sono stati controbilanciati dai benefici ricevuti o prospettati.

Inoltre, le disposizioni impugnate violano l'art 7 della Carta, poiché interferiscono sui diritti ala vita, alla libertà e alla sicurezza delle persone dei ricorrenti: «the unconstitutionality of the legislation under s. 7 arises from its application to competent, fully-informed, non-ambivalent adult persons who personally (not through a substituted decision-maker) request physician-assisted death, are free from coercion and undue influence and are not clinically depressed. With respect to s. 15, the unconstitutionality of the legislation arises from its application to persons who fall under the description above and who, in addition, are materially physically disabled or soon to become so».

Pubblicato il: Venerdì, 15 Giugno 2012 - Ultima modifica: Giovedì, 04 Luglio 2019
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