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ISTAT e CNEL: rapporto sul “Benessere Equo e Sostenibile”
Anno 2013

È stato presentato il rapporto Benessere Equo e Sostenibile, che fotografa la società italiana attraverso 134 indicatori suddivisi per 12 aree di ricerca (salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione e qualità dei servizi). Il rapporto si pone anche l'obiettivo di sviluppare indicatori sullo stato di salute di un Paese che vadano “al di là del PIL”.

Nel box download il documento in formato .pdf.

Le crisi degli ultimi anni (alimentare, energetica e ambientale, finanziaria, economica, sociale) hanno reso urgente lo sviluppo di nuovi parametri di carattere statistico in grado di guidare sia i decisori politici nel disegno delle politiche, sia i comportamenti individuali delle imprese e delle persone. Pur riconoscendo l'importanza del PIL come misura dei risultati economici di una collettività, nel rapporto si sottolinea la necessità di integrare tale misura con indicatori di carattere economico, ambientale e sociale che rendano esaustiva la valutazione sullo stato e sul progresso di una società.

Per raggiungere questo risultato sono stati coinvolti non solo alcuni tra i maggiori esperti dei diversi aspetti che contribuiscono al benessere (salute, ambiente, lavoro, condizioni economiche, ecc.), ma anche la società italiana, attraverso spazi di confronto e deliberazione cui hanno partecipato migliaia di cittadini e incontri con le istituzioni, le parti sociali, il mondo dell’associazionismo.

Fra i risultati dell'indagine, la vita media in Italia risulta tra le più alte d'Europa, con il terzo valore assoluto (dopo Francia e Spagna) per la longevità delle donne e il quarto per gli uomini. La vita media si è allungata grazie ad una riduzione della mortalità a tutte le età, ma soprattutto nelle età adulte e anziane (sono bassi già da tempo i valori della mortalità infantile).

L’indicatore che combina la componente di sopravvivenza alla percezione di buona salute da parte dei cittadini è la speranza di vita in buona salute alla nascita. Nel 2010 un nuovo nato in Italia può contare su 59,2 anni di vita in buona salute se maschio, 56,4 se femmina. La maggiore longevità delle donne non è dunque accompagnata da una migliore qualità della sopravvivenza.

Il rapporto fotografa anche l'incidenza dei cd. comportamenti a rischio che minacciano la qualità della vita della popolazioni, quali obesità, fumo, consumo di bevande alcoliche e sedentarietà, nonché la realtà economica e sociale del Paese, in rapporto alla situazione degli altri Stati europei.

Lucia Busatta
Pubblicato il: Martedì, 12 Marzo 2013 - Ultima modifica: Lunedì, 12 Agosto 2019
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