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Corte Europea dei Diritti dell’Uomo - SALAKHOV AND ISLYAMOVA v. UKRAINE: assistenza medica a un detenuto malato di AIDS
14 marzo 2013

In un caso riguardante il decesso di un detenuto malato di AIDS a pochi giorni dal suo rilascio, la Corte EDU ha accertato la violazione degli articoli 2 e 3, nonché dell’art. 34, della Convenzione, da parte dell’Ucraina.

Numero
ric. n. 28005/08
Anno
2013

Il ricorso, presentato inizialmente dal signor Salahkov, cittadino ucraino (il primo ricorrente), deceduto in corso di causa,fu riassunto alla morte di questo dalla madre, la signora Islyamova (la seconda ricorrente). La fattispecie riguardava il decesso del primo ricorrente, imputato di furto, e per questo detenuto in regime di carcerazione preventiva. In seguito alla derubricazione del reato, il primo ricorrente venne rilasciato. Durante il periodo di carcerazione preventiva, nonostante le autorità fossero state informate della malattia, le condizioni di salute di Salahkov peggiorarono progressivamente. A pochi giorni di distanza dal suo rilascio, il primo ricorrente morì e il ricorso dinanzi alla Corte EDU venne portato avanti dalla madre.

Durante la carcerazione preventiva, le istanze di rilascio presentate dal legale del primo ricorrente furono rigettate, nonostante il detenuto fosse stato trasferito nell’ospedale locale dove gli era stato diagnosticato l’AIDS al quarto stadio di latenza clinica e dove le sue condizioni di salute erano state definite “moderatamente serie”.

Le questioni portate all’attenzione della Corte, in sintesi, sono le seguenti: la mancanza di adeguata assistenza sanitaria durante la carcerazione preventiva; la mancanza di tempestività e d’adeguatezza delle cure ricevute durante il ricovero in ospedale; il fatto che il primo ricorrente fosse stato ammanettato durante il ricovero costituisse una violazione dell’art. 3 CEDU; la violazione da parte delle autorità del loro dovere di tutelare la vita del primo ricorrente; infine, la mancanza di un’effettiva indagine sulle circostanze della sua morte.

Riportiamo di seguito una sintesi della decisione; il testo completo è disponibile nel box download.

Sulla violazione dell’art 3:

La Corte ribadisce che il divieto di tortura e trattamenti inumani e degradanti di cui all’articolo 3 CEDU implica l’obbligazione statale ad assicurare, durante la detenzione, la tutela della salute e del benessere del detenuto. Tale obbligazione include il dovere di garantire un’adeguata assistenza sanitaria. Al fine di stabilire se tale obbligazione sia stata rispettata dallo Stato, è necessario verificare se «the State authorities provided him with the minimum scope of medical supervision for the timely diagnosis and treatment of his illness».

«In such circumstances the Court finds itself in a position to infer from the Government’s failure to submit copies of any relevant medical documents that the first applicant did not receive adequate medical assistance for his deteriorating health in the ITT and the SIZO, even assuming that he had concealed his HIV status from the authorities». Viene pertanto accertata la violazione dell’art. 3 CEDU.

Quanto all’assistenza sanitaria ricevuta in ospedale, la Corte evidenzia che sono state le stesse autorità statali ad ammettere che le cure ospedaliere ricevute non furono né tempestive né adeguate, dal momento che i medici sottovalutarono la serietà delle condizioni del ricorrente e gli negarono le cure urgenti di cui avrebbe avuto bisogno. Anche con riguardo a tale aspetto, perciò, viene accertata la violazione dell’art. 3 da parte dell’Ucraina.

Con riferimento al fatto che il detenuto fosse stato ammanettato al letto d’ospedale, la Corte osserva che in termini generali tale pratica non costituisce una violazione del divieto di tortura, se adottata in relazione ad una detenzione legittima e se necessaria con riferimento alle circostanze del caso specifico. Nel caso di specie tuttavia, non sussistevano rischi di fuga, di violenza o di danneggiamento da parte del detenuto. «Moreover, he suffered from severe immunosuppression caused by his HIV status, as well as a number of concurrent illnesses (see paragraph 43 above). No special medical qualifications were required in order to understand how weak and ill he was. Thus, the prosecutor pursuing criminal charges against the first applicant acknowledged on 24 June 2008 that he was in a “critical health condition” (see paragraph 39 above). Nonetheless, the police still considered it necessary to keep him handcuffed in hospital. […] In total, the first applicant remained handcuffed in hospital for twenty-eight days. The Court considers that this treatment could not be justified by security reasons and, given the first applicant’s poor state of health, is to be considered inhuman and degrading». Viene pertanto accertata un’ulteriore violazione dell’art. 3 CEDU.

Sulla violazione dell’art. 2 CEDU:

«For a positive obligation of a State under Article 2 of the Convention to arise, it must be established that the authorities knew or ought to have known at the time of the existence of a real and immediate risk to the life of an identified individual and that they failed to take measures within the scope of their powers which, judged reasonably, might have been expected to avoid that risk». Gli elementi da tenere in considerazione per accertare la violazione della Convenzione da parte dello Stato sono: (i) la condizione medica del detenuto; (ii) l’adeguatezza dell’assistenza medica ricevuta durante la detenzione; e (iii) la ragionevolezza della prosecuzione della misura della detenzione in ragione delle gravi condizioni di salute del detenuto. La Corte deve perciò verificare se le autorità statali abbiano fatto quanto ragionevolmente necessario, in buona fede, tempestivamente e tenuto conto delle circostanze concrete del caso, per tutelare la vita del ricorrente.

Anche con riferimento a tale profile viene riconosciuta una violazione delle obbligazioni statali nascenti dall’art. 2 CEDU: «The Court considers that this is not the case given, in particular, the fact that the first applicant was denied urgent hospitalisation, which he required, for over two weeks; that he remained detained without any justification and while in a critical health condition; and that he was subjected, contrary to doctors’ recommendations, to continuous handcuffing which further exacerbated his health condition».

Anche la carenza di indagini sull’accertamento delle circostanze della morte del ricorrente costituisce una violazione dell’art. 2.

Lucia Busatta
Pubblicato il: Giovedì, 14 Marzo 2013 - Ultima modifica: Lunedì, 03 Giugno 2019
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