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Comitato Nazionale per la Bioetica - Parere: “Immigrazione e salute”
Anno 2017

Pubblicato il parere del Comitato Nazionale per la Bioetica su “Immigrazione e salute”, approvato nella Plenaria del 23 giugno 2017.

Riportiamo di seguito il testo del comunicato stampa del CNB. Il testo del parere e l’abstract sono risponibili nel box download. Maggiori informazioni a questo link .

Il parere tratta del rapporto tra immigrazione e salute, attingendo ad una serie di dati circostanziati, da quelli di carattere epidemiologico a quelli sul numero degli sbarchi sulle coste italiane, e tocca svariati aspetti dell'attuale emergenza con la quale l'Italia sta affrontando il flusso migratorio.

Il fenomeno non viene però qui considerato soltanto nell'ottica emergenziale, ma approfondisce anche diverse problematiche riguardanti l'immigrazione che negli anni si è più radicata e regolarizzata, diventando permanente.

La scelta metodologica di dare molta rilevanza a dati e studi statistici, riservando le considerazioni più propriamente bioetiche, sulla relazione di cura in chiave interculturale, agli ultimi paragrafi, non è casuale e deriva dalla convinzione che un tema così complesso e sensibile, sul piano sociale, politico e culturale, vada affrontato prima di tutto con una solida base di conoscenza empirica.

Il focus del parere può essere individuato nella tutela della “salute”, principio scolpito nell’identità costituzionale italiana come diritto sociale, ossia come bene della persona e della collettività, da garantire, nel suo contenuto essenziale e senza discriminazioni, a chiunque si trovi sul territorio nazionale, indipendentemente dal fatto che le persone siano giunte nel nostro paese in modo regolare o meno, che siano irregolari, profughi, richiedenti asilo o cosiddetti migranti economici. La tutela della salute del migrante, però, non può essere disgiunta dall’affermazione di un principio di solidarietà operante anche in senso inverso, ossia quale fonte di doveri per lo stesso migrante di partecipare alle forme essenziali di tutela della salute collettiva, sottoponendosi a quelle indagini diagnostiche e a quelle profilassi che sono indispensabili per tenere sotto controllo ed estinguere eventuali focolai di epidemia.

Tra i vari temi affrontati, si richiama inoltre l’attenzione sul problema grave della salute mentale dei migranti: sono ampiamente sottovalutati gli effetti devastanti sulla salute mentale o psicologica dei migranti provocati da violenze e altre forme di trattamenti disumani e degradanti, subite durante il lungo viaggio per raggiungere l’Europa; in particolare, ad essere colpiti sono i soggetti più vulnerabili, come donne e bambini.

Nelle raccomandazioni finali il CNB:

  • fa appello alla responsabilità della comunità internazionale sul fenomeno dell’immigrazione e sulle cause che ne sono all’origine, invitando nel contempo a condividere lo straordinario impegno, profuso negli ultimi anni in modo esemplare dall’Italia, per salvare innumerevoli vite umane e garantire il rispetto del diritto alla salute come diritto umano fondamentale e universale;
  • mette in evidenza le criticità sollevate da un’applicazione molto disomogenea dell’Accordo Stato – Regioni del 20.12.2012, proponendo di rafforzare il ruolo di coordinamento e di indirizzo del Ministero della Salute;
  • propone di sviluppare celermente adeguate modalità di contabilizzazione e rendicontazione delle spese effettivamente sostenute dal SSN per la salute della popolazione immigrata irregolare;
  • propone di istituire un dividendo sulle risorse degli stati maggiormente industrializzati, da versare su un fondo istituzionale destinato ai paesi più poveri;
  • propone di prevedere forme di accoglienza specifiche per le donne che hanno subito ripetutamente violenza nel corso del viaggio di arrivo in Italia;
  • chiede di rafforzare l’impegno a favore dell’educazione sanitaria, anche potenziando le funzioni di alcuni servizi, come i consultori familiari e i servizi di salute mentale;
  • raccomanda un progressivo miglioramento delle competenze interculturali degli operatori del SSN e un’adeguata valorizzazione, all’interno dei percorsi formativi universitari rivolti ai futuri medici e professionisti della salute, delle Medical Humanities e di studi e ricerche riguardanti la relazione terapeutica in una prospettiva interculturale;
  • invita gli Ordini professionali ad aggiornare i propri codici deontologici, con espliciti riferimenti al dovere da parte del professionista di tenere conto delle differenti identità culturali di appartenenza dei pazienti.
Lucia Busatta
Pubblicato il: Lunedì, 24 Luglio 2017 - Ultima modifica: Mercoledì, 02 Giugno 2021
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